L’ammontare della rata del mutuo è generato dall’importo concesso, dalla durata del finanziamento e dal tasso di interesse pagato all’ente erogatore. Il tasso di interesse viene dichiarato in punti percentuali su base annua. Vediamo di approfondire l’argomento e capire quali sono le diverse tipologie di tasso.
Partiamo dal tasso fisso dove la rata rimane, appunto, fissa per tutto il periodo di rimborso del mutuo. Il tasso fisso deriva dalla somma di EurIRS (indice di riferimento per tassi fissi) e spread (margine di profitto della banca) ma può anche essere segnalato come tasso fisso “finito” (già computato come somma di IRS e spread). Abbiamo poi il tasso variabile con il quale l’importo della rata può mutare da rata a rata (mensilmente, trimestralmente, semestralmente, etc.). Il tasso variabile è la somma tra l’Euribor (indice di riferimento per tassi variabili) e lo spread. La variazione del tasso dipende, quindi, esclusivamente dalla variazione dell’indice Euribor.
I tassi di interesse, generalmente, più utilizzati sono questi due, ma negli ultimi anni, sono aumentati le tipologie di tasso e i piani di rimborso tra cui scegliere. Vediamo i principali.
Il tasso misto consente di modificare, durante il piano di rimborso, il tipo di tasso applicato, da fisso a variabile e viceversa; solitamente questo si può fare a scadenze predefinite (ad esempio ogni 2, 3 o 5 anni).
Il tasso variabile con cap (ovvero “tetto massimo”), consente di utilizzare il tasso variabile – generalmente più vantaggioso rispetto al tasso fisso – con la garanzia di avere un tetto massimo oltre il quale il tasso non potrà mai andare. E questo a prescindere dalle variazioni dei tassi Euribor. Lo spread applicato, in questo caso, è più alto rispetto a quello applicato ai tradizionali mutui a tasso variabile.
Il tasso variabile a rata costante e durata variabile unisce le peculiarità del tasso variabile con quelle del tasso fisso. La rata da versare mensilmente è costante mentre cambia la durata del mutuo che si prolunga se i tassi d’interesse crescono e si contrae quando i tassi d’interesse diminuiscono. L’allungamento dei tempi non può comunque superare un determinato tetto massimo previsto dal contratto.
Il tasso variabile offset permette di collegare il mutuo alla giacenza media del conto corrente aperto nella stessa banca e di ottenere così una riduzione della quota di interessi. Ogni mese la rata viene calcolata sulla differenza tra il capitale residuo e la giacenza media del conto corrente. Lo spread applicato, anche in questo caso, è più alto rispetto a quello applicato ai tradizionali mutui a tasso variabile.