Mutuo di surroga: cenni storici

Prima del 2007, anno in cui il Decreto Bersani introduce la gratuità del mutuo di surroga, il mutuo di sostituzione rappresenta solo il 4% del totale dei mutui erogati annualmente in Italia. Con la surroga, nel 2008, tale percentuale raddoppia fino all’8%.

casa mutuo

Fino all’ottobre 2008 (quando i tassi variabili raggiungono il massimo storico dalla nascita dell’euro, il 5,3%), la domanda di surroga riguarda solo il cambio da tasso variabile a tasso fisso. In molti, intimiditi dai cosiddetti “tassi variabili impazziti“, tentano di bloccare la rata scegliendo il tasso fisso (spesso a valori maggiori rispetto al tasso variabile del mutuo corrente). Nel 2009, la percentuale di surroghe sale al 18% sul totale dei mutui erogati. Nell’ultimo trimestre dello stesso anno, i tassi Euribor diminuiscono fino a posizionarsi sullo 0,4-0,7%: la domanda di surroga riguarda ora il cambio mutuo da tasso fisso a tasso variabile. I mutuatari cercano di sfruttare i tassi variabili ai minimi storici per ridurre l’entità della rata mensile in un periodo di pesante crisi economica.

Nel corso del 2010, il mercato delle surroghe rimane intorno al 15% del totale erogato. Con un Euribor stabile su valori bassi si continuano a cambiare i tassi fissi in tassi variabili. Ma a posteriori si può dire che è stato un errore in quanto, sempre nello stesso anno, anche i tassi fissi centrano il loro livello di minimo storico: circostanza ideale per surrogare il proprio mutuo a tasso fisso con un altro sempre a tasso fisso, ma a condizioni migliorative, riducendo così la rata per il resto della durata del mutuo.

All’inizio del 2013, la finalità surroga scende all’8% del totale. In un momento di contenuta liquidità del sistema bancario ed alti costi di approvvigionamento, le banche limitano le nuove erogazioni di mutuo, indicando per i mutui di surroga spread superiori ai 50-60 punti base. La percentuale di richieste di mutui di surroga, quindi, si contrae.

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